venerdì, Novembre 22, 2024
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INTERVISTA A RAVEN GRAVES: LA TRASFORMAZIONE DEL DOLORE IN POESIA

Qual è stata la motivazione principale che ti ha spinto a scrivere questa raccolta di poesie?

“Lettere Insanguinate” nasce da un periodo fortemente critico della mia vita, in cui si sono succedute molte cose dolorose e la pressione che provavo internamente era tale, che mi stava divorando lentamente dall’interno: scrivere come mi sentivo è stato naturale, perché era l’unico modo che avevo per liberarmi di un peso che non avevo possibilità di deporre altrove. E rilasciare poi quelle energie – quella specie di figlio oscuro che era nato dal mio momento peggiore – è stato il passo successivo: ho sentito che dovevo in qualche modo lasciarlo libero di crescere lontano da me, guardarlo dalla distanza, per accettarlo e per trasformarlo in qualcosa di bello, come poi è successo. Quindi direi che è il motivo più vecchio alla base della letteratura: sfogarsi. Ma forse anche vendicarmi di alcune cose e alcune persone, senza fare nessun nome, ma facendo sì che potessero capire che non avevo dimenticato.

Puoi descrivere il processo che hai seguito per suddividere la raccolta nelle tre sezioni di caduta, travaglio e rinascita?

Il processo in realtà è stato molto automatico, perché segue gli stati di questo cammino in modo fedele: mi è bastato ripercorrere le mie esperienze e le sensazioni che avevo provato e descriverle nel modo più veritiero possibile. E da lì sono nate le tre sezioni, che sono poi le tre mete del viaggio.

In che modo il verso libero ti ha permesso di esprimere meglio le tue esperienze rispetto ad altre forme poetiche?

Partiamo dal presupposto che amo la poesia in rima, ma non mi sento a mio agio a scrivere in quel modo, perché ho come la sensazione di non riuscire ad incasellare tutto in quella struttura così rigorosa. Mi sembra di avere poco spazio e che tutto sia estremamente ermetico perché bisogna fare la scelta più calzante per dire la cosa giusta, in modo che suoni bene e abbia un ritmo corretto – e questo fa sì che ci sia un ventaglio limitato di opzioni. Questo è ovviamente un parere molto personale. Fatta questa doverosa premessa, ho provato all’inizio a scrivere in rima, ma i componimenti mi apparivano in qualche modo artificiosi: rileggendoli non sentivo quello che volevo che si sentissi; volevo che fossero un pugno in faccia ma mi sembrava che venissero sempre troppo “carine”, troppo rigide, troppo delicate. Dopo un po’ di tentativi, ho deciso che avrei provato a scrivere “senza forma”, così come sentivo le cose, totalmente irrispettosa di punteggiature e spazi e fedele solo alle sensazioni che provavo: la chiave è stata quella. La verità è apparsa dalle parole, in un modo che non ero riuscita ad evocare con la sola tecnica. Ma se dovessi dire che quelle poesie non hanno una loro logica e struttura mentirei, perché anche se sono molto spontanee, ho cercato assonanze e figure, sinonimi e “colori”.  Nessuna parola è lasciata al caso.

Ci sono stati momenti particolarmente difficili da rivivere o descrivere durante la scrittura delle poesie?

Tutto quel libro è stato sofferto. Per cui, tutto quello che c’è lì dentro è stato difficile da buttare giù. Tutti i ricordi sono stati pesanti. La cosa che però mi fa star bene, rileggendolo dopo, è poter dire a me stessa che quelle cose sono ormai alle spalle… come quando sei in mare ed esci da una tempesta, avvicinandoti a un porto tranquillo.

Come ha influenzato il tuo percorso personale di guarigione la scrittura di questa raccolta?

Scrivere è davvero terapeutico: chi lo dice ha ragione e lo sottoscrivo pienamente. Di sicuro, mi ha aiutata sia a capire che potevo realizzare un sogno grande come quello di pubblicare, che mi porto dietro fin dall’infanzia, sia a ricordarmi che ogni situazione brutta è superabile. Quando mi trovavo in quel periodo nero mi è sembrato di affogare e non ne vedevo la fine; ora so che con tempo, pazienza, lavoro su di sé e aiuto da parte delle persone giuste se ne può uscire. È un lavoraccio che fa malissimo, ma ce la si fa.

Quali sono le persone o le situazioni autobiografiche che hanno avuto un impatto maggiore sulle tue poesie?

Molto banalmente, tutte le rotture. Che fossero familiari, amorose o in amicizia: mi hanno dato la rabbia giusta per continuare ad andare avanti, laddove forse un atteggiamento più remissivo avrebbe portato alla disperazione. Che c’è stata ugualmente, per carità – però la voglia di bruciare tutto era più forte: penso sia quello che mi salvi continuamente da questo genere di pozzi neri. E poi la scoperta di un amore sano come non pensavo avrei mai trovato: quello è stato una rivoluzione completa. La persona giusta ti insegna tante cose, su te stessa e sul mondo.

Come speri che i lettori si sentano dopo aver letto le tue poesie, specialmente quelli che hanno vissuto esperienze simili?

Spero che possano stringere il libro a sé e pensare che qualcuno si sente come loro e li capisce, e che quelle pagine possano essere uno spazio sicuro in cui rivedersi e sentirsi compresi. Una specie di abbraccio su carta.

Puoi parlare del ruolo della famiglia nella tua raccolta e di come ha influenzato il tuo viaggio di scoperta ed evoluzione?

Vengo da una famiglia complicata, con regole tutte sue e dinamiche complesse; in quelle poesie analizzo molte cose che sono state e tante che avrebbero potuto essere, ma non sono.  

Quali tecniche o pratiche di introspezione e lavoro su di sé hai utilizzato per ritrovare la tua forza interiore?

Ecco, qui vorrei tanto parlarne ma la verità è che non ho mai approntato un metodo, semplicemente ho sbagliato trecento volte prima di arrivare alla soluzione. E, ho avuto l’aiuto di una brava psicologa: non smetterò mai di ribadire l’importanza della terapia, perché si tratta di uno strumento prezioso e indispensabile. Per il resto, sto ancora cercando di trovare qualche rimedio efficace per fare pace con i suddetti demoni… al momento posso solo dire che mi sta aiutando molto imparare a riconoscerli e farmeli amici.

Hai qualche consiglio per chi sta attraversando un periodo di depressione o trauma emotivo e sta cercando di trovare la propria strada verso la guarigione?

Non credete alla voce che vi dice che non c’è più speranza, e nemmeno a quella che vi rimprovera continuamente. E soprattutto cercate aiuto, non aspettate che sia troppo tardi, non aspettate di augurarvi di non svegliarvi più la mattina dopo: cercate aiuto in qualsiasi modo e soprattutto senza vergogna.

Dove è possibile acquistare il tuo libro?

Il libro si può acquistare su Amazon e sul sito della casa editrice che mi ha aiutata a realizzare il progetto, RosaBianca Edizioni; ma anche su tutte le altre librerie digitali.

Dove è possibile seguire il tuo lavoro artistico sul web e sui social?

Sul mio profilo Instagram (@raven_graves_is_a_ghost), che al momento è l’unico canale social che ho. In futuro, chissà… forse ce ne saranno anche altri.

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