Oggi abbiamo il privilegio di immergerci nella visione della scrittrice Caterina Conforti e scoprire i segreti dietro la sua opera “La dove è casa”.
Accompagnateci in questa avventura:
Qual è stata l’ispirazione principale dietro la creazione del personaggio di Nerè e del suo mondo interiore?
Nerè è mio figlio. Ho semplicemente raccontato il bambino che è stato senza inventare assolutamente nulla. Un bambino particolarmente sensibile e da mamma l’ho osservato e seguito con amore, cogliendo ogni sua caratteristica geniale, e portando nel cuore ogni sua piccola sofferenza
Come ha affrontato la sfida di bilanciare fantasia e realtà nel romanzo, specialmente considerando il tema della perdita e della tragedia?
Nel mio libro non c’è nulla che non sia realmente accaduto. Ho semplicemente raccontato alcuni eventi della mia vita che ritenevo particolarmente significativi, cercando di leggerne il senso più profondo. E di senso ce ne è sempre molto, specie negli episodi più dolorosi perché sono quelli che ci fanno riflettere maggiormente.
Può condividere qualche insight sul processo creativo di sviluppo dei personaggi come Vichy e Silvia e sulla loro interazione con Nerè?
Anche Viky e Silvia non sono personaggi creati dalla mia fantasia, non avrei mai potuto caratterizzarli con tanta precisione e sentimento se non li avessi vissuti. Sono state due presenze che mi hanno segnata molto, le loro vite si sono intrecciate con la mia lasciandomi molta sofferenza ma anche un nuovo sentimento nell’anima che credevo di non poter mai provare. Perciò anche qui ho semplicemente raccontato. Con Nerè interagiscono, diciamo, spiritualmente: quello che prova questo piccolo artista, la sua ricerca della bellezza che lo fa sentire a casa, è quello che anche Viky e Silvia faranno nelle loro intense esistenze
Il concetto di “casa” è centrale nel romanzo. Cosa significa “casa” e come hai voluto esplorare questo tema attraverso la storia di Nerè?
Tutto nasce da una frase che mio figlio pronunciava sempre da piccolissimo. Aveva circa 3 anni e salutandoci a tutti con la manina, nei momenti più svariati della giornata, diceva “Ciao, io vado a casa mia”. Noi stavamo al suo “gioco”, e lo salutavamo divertiti. Ma lui era molto convinto e si avvicinava alla porta di casa come per uscire. Era un tentativo molto (anche troppo) ricorrente, e questo mi aveva incuriosito, soprattutto quando alla nostra considerazione ” ma è questa casa tua”, lui rispondeva “no, non è questa Casa mia”… I suoi comportamenti negli anni a seguire mi hanno fatto comprendere cosa potesse intendere con quel suo apparente gioco. La nostra vera “Casa” è il posto migliore per ognuno di noi, la nostra “parte migliore”, quella dove non manca proprio nulla per trovare la pienezza di sé. Insomma il luogo segreto dove sono i nostri talenti, nel senso più ampio delle “migliori espressioni di noi stessi”.
La musica gioca un ruolo importante nella vita di Nerè. Qual è il suo rapporto personale con la musica e come ha deciso di incorporarla così profondamente nella trama?
Nerè comincia piccolissimo ad amare l’arte e in particolare la musica. E’ un piccolo compositore e suona il pianoforte. Comincia a 5 anni e ancora oggi che ne ha quasi 20 ci allieta con le sue sonate. Nel libro racconto di questa passione e dell’esigenza di proteggerne la bellezza dalla mancanza di comprensione da parte di una realtà che non è sempre pronta vedere oltre il “visibile”, a cogliere il vero significato delle cose. Mio figlio dall’età di 8 anni ha composto deliziose musiche ricche di significato, spiegate nel libro una per una e ascoltabili tramite QRCODE. Sono state incise e suonate ovviamente da Nerè, alias Ludovico, mio figlio, con altri musicisti accompagnatori. Sono dei piccoli capolavori di dolcezza e profondità che DOVEVANO essere ascoltati, e se questo avviene durante la lettura, tra i paragrafi, proprio mentre si racconta di quella musica specifica, tutto ha più senso. Io ovviamente amo la musica da sempre, tutta, ma in particolare la classica, proprio come Nerè…È quella che più mi emozione e che ha per me la potenza della vera Bellezza.
Il libro presenta tre storie interconnesse. Come ha lavorato per tessere insieme queste narrazioni in modo coerente e coinvolgente?
Ho seguito il filo rosso…c’è dietro tutto ciò che viviamo e pensiamo. Tutto è collegato. Quegli episodi che mai avevo dimenticato si sono piano piano rivelati ognuno nell’altro, anche se distanti nel tempo e con protagonisti diversi. Le storie di ognuno di noi sono connesse le une alle altre, fanno parte di un Tutto che ci unisce e ci rende il motore dell’universo. Questo è quello che sento fortemente.
Qual è il messaggio principale che sperava i lettori cogliessero da “Là Dove è Casa”?
Che bisogna essere fiduciosi, che tutto significa “Tutto”, che abbiamo grandi talenti, basta saperli vedere e metterli a disposizione del Mondo. Le nostre parti migliori, le nostre Case dove sono custodite, sono la nostra forza, la nostra energia che dà energia…che rende quella Energia Universale, eterna. E soprattutto che il dolore è costruttivo e se a volte sembra distruggerci in realtà crea qualcos’altro: un Sé più completo.
C’è qualche passaggio o momento nel libro che l’ha particolarmente emozionata durante il processo di scrittura
Ce ne sono moltissimi. Essendo tutto vero ho rivissuto i momenti più belli e anche i più brutti del mio passato. Rileggendo alcuni punti ho pianto, ma sempre e solo di commozione, mai di rinnovo di un dolore. Da mio figlio bambino con le sue piccole crisi di artista sensibile, alla mia Vicky con la sua vita difficilissima, e all’amore della mia vita “oltre la vita”, Silvia, saggia e preziosa “maestra” accompagnatrice sul mio lungo e intenso cammino.
Come ha affrontato la ricerca dell’equilibrio tra bellezza e tristezza nel suo stile di scrittura per catturare l’essenza delle emozioni umane?
Bellezza e Tristezza… Due assoluti immensi. La ricerca della Bellezza passa anche per quel sentimento che nasce quasi sempre da una mancanza. Si è tristi perché forse non ci si sente veramente completi. Ma a volte è proprio una mancanza o un’assenza che ci spinge verso una profonda ricerca dentro noi stessi per sanare quel senso di incompletezza…Verità, Bellezza, Pienezza un percorso che fa parte della nostra vera natura…
Come vede il ruolo della narrazione e della letteratura nel riflettere e interpretare le esperienze umane, specialmente in contesti emotivamente complessi come quelli presenti nel libro?
Il mio libro è esattamente questo. È nato proprio per riflettere e interpretare quelle mie esperienze che umanamente mi hanno dato moltissimo, anche quando mi hanno tolto moltissimo. E le nostre esperienze umane possono essere raccontate come dei romanzi, per essere condivise, per essere reciprocamente comprese. La vita ci offre il migliore materiale per la scrittura!
Qual è stata la tua sfida più grande nel dare vita alla storia di Nerè e dei suoi compagni?
Rimettere in ordine i mille episodi che mi portavo nell’anima, saper mettere in evidenza il loro valore e il loro senso più profondo. Ma soprattutto continuare a prendermene cura oggi come allora. Uno dei protagonisti continua ad esistere fuori da quelle pagine. Mio figlio. Lui è qui che legge, ricorda e rivive.
“Là Dove è Casa” tratta di temi universali come l’appartenenza e la comprensione. Qual è stata la sua intenzione nel portare alla luce tali tematiche attraverso la tua narrazione?
La possibilità di creare empatie con chi legge. Il desiderio di suscitare emozioni in chi si riconosce in certi pensieri e sente fortemente quel senso di appartenenza universale. Come dice … Teilhard de Chardin “noi siamo creature spirituali che vivono un’esperienza umana”.
Ha avuto qualche esperienza personale o influenze specifiche che hanno plasmato la sua visione della storia di Nerè?
È la mia stessa vita di madre.
Come immagina il processo di lettura di “Là Dove è Casa” per i lettori? C’è un particolare effetto o reazione che sperava di suscitare in loro?
Emozione e un pizzico di commozione…soprattutto sapendo che è tutto vero..
Infine, quali sono i progetti futuri nel mondo della scrittura?
Come ho scritto nella nota introduttiva del mio libro, io non avevo e non ho alcuna velleità di scrittrice. Mai avevo scritto prima. Questo libro è nato solo dalla voglia di raccontare qualcosa che aveva segnato la mia vita e che reputavo davvero significativo. La scrittura mi è servita per fissare certi ricordi, per poterli anche un domani rileggere tra quelle pagine e così non dimenticarli. Questa esperienza di scrittura all’inizio è nata per donarla a chi amo, ai miei figli, alla mia famiglia. Poi quasi “per caso” il libro è stato pubblicato e io sono felice che anche chi non conosco possa entrare in qualche modo in quella mie storie e possa coglierne il valore che io ho voluto cercare. Valore che è proprio della storia di ognuno. Per il futuro non so…ho bisogno di nuovo materiale dalla vita!
Dove è possibile acquistare il libro “La’ dove è casa”?
Il libro si trova solo online. Si può richiedere anche alla casa editrice Pagine.
Dove è possibile seguire il suo lavoro sul web o sui social media?
Purtroppo, oltre che per età anche per carattere non sono tanto social…la mia indole è ancora legata ad un passato che so bene non esistere più. Faccio molta fatica ad adattarmi alla modernità! Già avere scritto il mio libro al computer e non a mano è stato un grande passo! Scherzi a parte…ho solo aperto un profilo Instagram per ora.
A chi vuole dedicare questo libro?
Il libro è dedicato ai miei figli. Come ho scritto sulla sua pagina iniziale: “Ai miei figli, la storia più bella della mia vita”. Ma ora vorrei dedicarlo anche a chi come me pensa che tutti abbiamo le nostre “Case” in cui conserviamo talenti e passioni, case da cui attingere per migliorare il nostro percorso qui, in questa realtà non sempre appagante e accogliente. Bisogna avere coraggio. Il coraggio della propria migliore espressione di sé. Solo quella può farci sentire davvero parte dell’Anima del mondo, parte della sua eterna Storia.