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NEL CUORE DEL MISTERO CON L’INTERVISTA ALLO SCRITTORE ROBERTO MARTELLINO

“Il destino del lupo” è ambientato in una valle remota del Nord Italia, un luogo che sembra avere un ruolo centrale nella narrazione. Cosa ti ha ispirato a scegliere questa particolare ambientazione?**

Da grande appassionato di romanzi e serie tv nord europee l’ambientazione fredda, buia e piovosa ha sempre avuto un grande appeal su di me ed inoltre volevo che lo sfondo su cui si muovevano i personaggi li rappresentasse; per me l’ambientazione doveva aiutare a caratterizzare i personaggi ed essere essa stessa un personaggio.

2. Il protagonista, l’ispettore Proietti, è un personaggio tormentato dai sogni e dalle visioni. Come hai sviluppato la sua psicologia complessa e in che modo questi elementi onirici arricchiscono la trama?

Nel libro sono confluite tutte le mie passioni, i miei studi e le mie esperienze; sono da sempre stato incuriosito dai sogni e dal loro significato e per questo negli anni ho letto quanto più possibile su questo argomento. Naturalmente il mio primo riferimento è l’opera di Sigmund Freud intitolata “L’interpretazione dei sogni“. Per Freud il sogno era la via maestra per accedere all’inconscio, e l’inconscio è ricco di contenuti, di ricordi che sono stati spostati dalla coscienza attraverso il meccanismo della rimozione, ma sono presenti anche pulsioni e desideri . L’argomento mi sembrava molto attinente all’opera che stavo scrivendo e quindi ho voluto inserire l’elemento onirico per arricchire la trama ed incuriosire il lettore. Tra l’altro ho scoperto che proprio questo elemento onirico è uno degli elementi che ha più appassionato i lettori; quindi, posso dire di aver fatto centro.

3. Nel libro, la comunità della vallata nasconde segreti antichi e scomode verità. Quanto pensi che il contesto delle piccole comunità influenzi il comportamento dei personaggi e la narrazione del thriller?

Personalmente mi interessava mostrare come anche le piccole comunità possano nascondere scomode verità, anzi più sono piccole più tendono a difendere i loro segreti. Altra cosa che volevo dimostrare era che il male cova nell’ombra anche nei luoghi apparentemente più sicuri.

4. Il romanzo tocca temi profondi come il dolore, la memoria e il segreto. Quanto di questi temi è legato alla tua visione personale della vita e quanto è frutto della narrazione stessa?

Come dicevo prima, il romanzo è si un noir ma quello che volevo fare era indagare la psiche umana, per questo mi sono documentato tantissimo. Ho scoperto che tutto quello che ci accade da bambini, una fase sensibile, ha grosse influenze sulla formazione del nostro carattere e sui nostri comportamenti; banalmente si potrebbe dire che siamo il risultato del nostro passato. Per questo la memoria gioca un ruolo importante.  Poi c’è il concetto di maschera, per cui mi sono ispirato ad un grande della nostra letteratura: Luigi Pirandello.

Per Pirandello le maschere rappresentano la frantumazione dell’io in identità molteplici, un adattamento dell’individuo sulla base del contesto e della situazione sociale in cui si trova. Pirandello faceva la distinzione tra l’essere e l’apparire di ciascun uomo. L’autore parlava di “recita del mondo”: l’umanità viveva in un perenne palcoscenico, costretta a celare i propri segreti ed a comportarsi in un certo modo. Ciò comportava secondo Pirandello una schizofrenia tra l’essere e l’apparire, che è quella di cui soffrono tutti i miei personaggi.

5. L’inserimento di un esperto di tradizioni Sioux è un elemento inaspettato e affascinante. Come si lega questa figura alla trama e alla psicologia del killer?

 La passione per i nativi americani mi è stata trasmessa da mio padre e negli anni mi è capitato di leggere diversi testi che trattavano delle tradizioni Sioux. Scrivendo mi sono accorto che inserire questo elemento poteva rendere ancora più particolare il romanzo ed ho quindi deciso di dargli uno spazio importante per la risoluzione del caso.

Spero che i lettori possano apprezzare e magari approfondire l’argomento.

6. L’ispettore Proietti vive una battaglia personale contro i fantasmi del passato. Quanto è importante il tema del confronto con il proprio passato nel romanzo?

Passato e presente si intrecciano e creano una frattura nel protagonista.

 Ma Proietti non è l’unico a dover fare i conti con il suo passato, tutti i personaggi si troveranno a doversi confrontare con i propri demoni, qualcuno li sconfiggerà mentre qualcun altro verrà schiacciato dal proprio passato.

7. Nel romanzo mescoli abilmente elementi del thriller e del poliziesco con profonde riflessioni psicologiche. Qual è stata la sfida maggiore nel bilanciare questi due aspetti?

 Il plot e l’intreccio li avevo in mente fin dal primo giorno che ho impugnato la penna però più andavo avanti più mi accorgevo che caratterizzare psicologicamente i personaggi era una cosa di cui non potevo fare a meno; solo grazie agli editor che hanno seguito il progetto sono riuscito a bilanciare i due aspetti. Alla fine devo dire che è uscito fuori il romanzo che volevo (ride)

8. Il killer nel romanzo sembra giocare un macabro gioco psicologico con le forze dell’ordine. Da cosa hai tratto ispirazione per costruire un antagonista così complesso e sfuggente?

Non potevo scrivere un romanzo noir senza approfondire aspetti criminologici e per questo ho studiato tantissimo, cercando di ispirarmi a fatti di cronaca realmente accaduti in Italia ed a profili criminologici reali. Volevo che l’antagonista incarnasse il male e per questo ho scelto un assassino di bambini; a mio modo di vedere chi uccide dei bambini è il male assoluto e non esiste perdono per questi crimini. Essendo padre scrivere di questi argomenti non è stato facile e per questo nel romanzo non c’è nessun elemento splatter o nessuna dovizia di particolari nel descrivere gli omicidi, era una cosa che non sarei mai riuscito a fare.

9. La natura selvaggia della vallata sembra essere un riflesso del caos interiore dei personaggi. Quanto è stato importante per te creare un’ambientazione che rispecchiasse le emozioni dei protagonisti?

Come dicevo prima la mia priorità era creare un’ambientazione che rispecchiasse la caratterizzazione dei personaggi e che la completasse. D’altronde esiste un ambito della psicologia, la psicologia ambientale, che si occupa nello specifico proprio di studiare il rapporto dell’individuo con l’ambiente fisico. Io sono convinto che l’ambiente in cui viviamo costantemente ci sottopone all’influenza di diversi stimoli e sensazioni, in grado di produrre effetti differenti sul modo di agire personale.

10. Infine, il titolo del romanzo, *”Il destino del lupo”*, è molto evocativo. Cosa rappresenta il lupo e come si collega al tema del destino nel libro?

Il titolo, che è stato deciso insieme alla casa editrice Scatole Parlanti, riprende sicuramente due concetti chiave: il destino che segna tutti i personaggi di questa storia ma anche e soprattutto il Lupo che è la chiave del romanzo. Per quanto concerne poi l’importanza del lupo non posso svelare di più, altrimenti rovinerei la sorpresa ai lettori.

11. Come è possibile seguire sul web e sui social il tuo lavoro di scrittore ?

 Potete seguire la mia pagina instagram dove pubblico spesso le recensioni ricevute, ma anche le mie letture e molto altro.

12. Dove si può acquistare il libro ” Il destino del lupo”? 

Il libro ha distribuzione nazionale, quindi lo potete trovare in tutte le librerie d’Italia, sul sito della casa editrice “Scatole parlanti”, su Amazon e su tutti i portali più importanti dedicati all’acquisto di libri.

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